giovedì 12 aprile 2012

5. 6 giugno 10108: la fondazione


Niente partite, per una volta. Questo capitolo è solo per interisti. Gli altri ci prenderebbero solo in giro. Cosa volete che capiscano, gli schiavi dell’oscuro signore e i seguaci dell’hobbit in elicottero? Ci tocca salvare tutti, anche i nemici.
            Allora – detto fra noi, a bassissima voce, e di persona perché sennò ci intercettano (e credetemi, non aspettano altro, userebbero le registrazioni al prossimo controcontrocontrocontrocontroappelloallacortesupremadigiustiziadeidirittidichiunqueinfondomaqualemafiosoemafiosononhapoimicaammazzatonessunocosavuoimaiallafineèsoloungiocoefacevanotutticosìsolocheluierapiùbravodeglialtrieilpennelloneallorachemihafattounapernacchianellintervallo?).
            Dunque, dicevo, non avete mai pensato – no, pensato è troppo – non avete mai avuto la sensazione, un senso di lieve ma generale tremolio osseo dovuto alla vaga impressione che forse, forse, e lo dico pianissimo perché non ho prove ma io lo so e voi lo sapete e io so che lo sapete, tutto questo è –
            Come, tutto questo cosa? Suvvia, non fate finta di non capire.
            Tutto questo: tutto, tutto quello che ci capita e le cose che abbiamo intorno, dagli alberi in giardino a un sedicesimo di finale perso col Malmoe –
            Non pensate anche voi che sia tutto un, sì, insomma, la parola non mi piace, ma –
            (Mi guardo intorno. In cucina non c’è nessuno. I bambini sono di là, e anche di loro non c’è da fidarsi. Potrebbero avergli fatto il lavaggio del cervello. Magari non aspettano altro, hanno una gran voglia di denunciarci per una coccarda e una pacca sulla spalla. Per fortuna guardano La mezzora animata del giovane patriota.)
            Non pensate anche voi che sia tutto un –
            ...
            ...
            – complotto?
            No – non parlo di loro. Come, loro chi? Loro. E neanche degli altri. Dai, su – non fate finta di non capire – gli altri.
            No, parlo di una cosa più generale, organizzata da gente ancora più in alto. Di una cosa talmente complessa che non possiamo nemmeno sperare di capire il meccanismo, il ragionamento che ci sta dietro, il motivo. Una cosa tipo il ciclo della Fondazione di Asimov, con una serie di scatole cinesi che alla fine nascondono una trama semplicissima dentro a una serie di trame così incasinate che anche il semplice finisce per sembrarci complicato.
            Va bene. Provo a spiegarmi meglio. Allora diciamo (qui strizzo l’occhio e butto la testa da un lato con aria da cospiratore, e sarà meglio che La mezzora animata del giovane patriota non sia ancora finita) che stanotte ho fatto un sogno. Diciamo che nel sogno ho parlato con il dispensatore di tutte le cose, con l’organizzatore supremo del grande complotto. Nel sogno era tutto finito, il velo si era squarciato e potevo finalmente interrogare il complottatore, chiedergli il come e il perché di tutto. Questo complottatore lo chiameremo Mulo. Ecco, allora, il dialogo onirico fra il Mulo e il Moro. Ce lo immagineremo in una vasca da bagno, per richiamare un altro sogno che ho fatto negli anni Novanta e che aveva come coprotagonista, ebbene sì, è un po’ imbarazzante da ammettere, Osvaldo Bagnoli.

Moro: Dio, quanto sei orrendo!
Mulo: Anche tu non scherzi, sai? Non è che adesso perché hai avuto due o tre donne in croce sei diventato bello.
Moro: Ti ringrazio. Allora, vuoi spiegarmi o no?
Mulo: Che fretta c’è? Non si sta mica male, qui. Ti dispiace aggiungere un po’ d’acqua calda? Grazie.
Moro: Prego. Allora, cominciamo dal 1980.
Mulo: Benissimo. Di cosa vuoi parlare? Di Pong? Del lancio del Commodore VIC-20?
Moro: La fai finita? E non mi spruzzare l’acqua in faccia, razza di imbecille. Lo sai bene di cosa voglio parlare. Nell’estate del 1980 dovevo ancora compiere sette anni. Avete fatto vincere il campionato all’Inter per farmi credere che mi conveniva tifare da quella parte lì.
Mulo: Beh, questa è una tua interpretazione. Noi diremmo semplicemente che le cose sono andate in un certo modo, e che c’era una certa probabilità statistica che tu prendessi una certa decisione.
Moro: Poi avete usato mio cugino. Era un vero cugino o un vostro emissario?
Mulo: Beh, questo non sarei autorizzato a dirtelo – no, no, il sapone negli occhi no, che poi mi bruciano le lenti a contatto! Va bene, era una nostra creatura. Ma lui non lo sapeva. Il risultato di generazioni e generazioni di manipolazioni genetiche controllate. Ci serviva uno che fosse in grado di recitare tutte le formazioni del Forlì Calcio dal 1950 e mettesse la sveglia alle tre di notte per guardare la finale dei mondiali di hockey su prato.
Moro [si copre gli occhi con entrambe le mani]: La finale di hockey su prato. Volevo metterla anch’io, quella sveglia.
Mulo [sorride]
Moro: [sospira, ha sempre le mani sugli occhi] Poi non mi avete più fatto vincere niente fino al 1989...
Mulo: Dovresti depilarti il petto, sai? Ormai non va più di moda, l’uomo peloso.
Moro: [si toglie le mani dagli occhi] POI NON MI AVETE PIU’ FATTO VINCERE NIENTE FINO AL 1989!
Mulo: Non urlare, che si spengono le candele. Beh, no, in realtà ti abbiamo fatto vincere la coppa Italia del 1982.
Moro: La Coppa Italia del 1982.
Mulo: [sorride, annuisce] La coppa Italia del 1982!
Moro: E poi niente fino allo scudetto di Trapattoni. Quello almeno è vero, no? Era una squadra eccezionale: Brehme, Matthäus, Nicolino Berti al massimo della forma...
Mulo: Matteoli...
Moro: Matteoli...
Mulo: La coppia d’attacco perfettamente assortita Serena-Diaz...
Moro: Siete stati voi anche nel 1989!
Mulo: [annuisce] Serena l’abbiamo forgiato nelle officine della Fiat, di notte, con la complicità dell’Avvocato. Ti pare che un essere umano vero si sarebbe buttato di testa in quel modo, in mezzo ai piedi e ai gomiti dei difensori? E poi le hai mai sentite, le telecronache di Serena?
Moro: L’Avvocato? MA ALLORA ERA VOSTRO COMPLICE? ADESSO HO CAPITO DA CHE PARTE STATE, MALEDETTI –
Mulo: Macché. Gli abbiamo detto che volevamo produrre un incrocio fra l’Alfa Sud e Rui Barros.
Moro: E l’avete fatto?
Mulo: Beh, sì, ci serviva come copertura. È venuta fuori la Fiat Duna.
Moro: Ma almeno Matthäus era vero?
Mulo: Non hai mai fatto caso a come gli luccicava la pelle?
Moro: Sì. E allora?
Mulo: Era un cyborg fatto di acciaio ed Emmenthal. La parte in Emmenthal ai primi caldi ci toccava sostituirla di continuo.
Moro: Ma almeno Nicolino Berti?
Mulo: Nicolino Berti era vero. L’abbiamo solo condizionato perché non pensasse alla figa per una stagione intera.
Moro: Ma perché? Perché?
Mulo: Beh, di solito pensava alla figa anche nel bel mezzo delle azioni più elementari – una volta stava mettendo lo zucchero nel caffè –
Moro: No! Perché mi avete fatto vincere il campionato del 1989?
Mulo: Ah – scusa, credevo parlassi di Nicolino Berti. Pensa che un’altra volta era davanti allo sportello della sua banca –
Moro: [menando un pugno all’acqua] FALLA FINITA! IL CAMPIONATO DEL 1989, HO DETTO!
Mulo: [asciugandosi gli occhi] Beh, sai, non è che potevamo permetterci di lasciarti andare. Giocavi a calcio, suonavi la chitarra, cominciavi a condividere un certo interesse con Nicolino Berti, anche se con molto, molto meno successo...
Moro: E allora mi avete dato il contentino.
Mulo: Se vuoi vederla così. Noi preferiamo dire che abbiamo creato le condizioni perché tu fossi un po’ più contento, ed è andata bene. Era un momento rischioso, ti avvicinavi ai diciotto anni, di lì a poco saresti andato all’Università, qualcosa dovevamo pur fare.
Moro: Già.
Mulo: [sorride, allarga le mani] Contento ma non troppo, no?
Moro: [ci pensa su] Contento ma non troppo. Ma allora perché più niente fino al 2007?
Mulo: Beh, no – dimentichi le coppe Uefa – ben distribuite dall’inizio alla fine degli anni Novanta. E poi i due campionati persi all’ultimo, per tenerti sulle spine – nel 1998 stavi di nuovo perdendo interesse –
Moro: Aspetta – vuoi dire che anche il secondo posto del 1998 è roba vostra?
Mulo: Perché, secondo te una squadra con Moriero e Galante poteva mai vincere una coppa Uefa e arrivare seconda in campionato?
Moro: [disperato, agitando le mani] Ma il rigore di Juliano – e Ronaldo, c’era Ronaldo al massimo della forma –
Mulo: Vuoi dire il Ronaldo 2 bis. Ne abbiamo fatti 18 modelli. L’idea era di metterci un po’ di materiale in più ogni anno, per smaltire certi scarti nucleari che ci arrivavano dall’Iran. Solo che alla fine i nostri ingegneri si sono lasciati un po’ prendere la mano...
Moro: Ma perché allora non farmi vincere un campionato? Almeno un campionato interlocutorio, come quello del 2002? Lì non avevate paura di perdermi per sempre?
Mulo: Beh, poteva succedere. Ma abbiamo fatto i nostri calcoli e abbiamo preso le nostre precauzioni. E la mossa geniale, se posso dirlo, è stata sostituirti la morosa con un pupazzo a voce preregistrata. La nostra operazione “In fondo è solo un gioco”. Un colpo da maestri!
Moro: Vuoi dire che avevo un pupazzo preregistrato al posto della morosa e non me ne sono accorto?
Mulo: Non andavi tanto per il sottile, e poi eri molto impegnato a fare carriera accademica. Ricordo con particolare affetto un tuo inutile saggio su alpinismo e letteratura – lo stavi scrivendo mentre noi ti aprivamo un buco nel muro della camera da letto per sostituirti la morosa nottetempo.
Moro: [Rimane in silenzio per qualche istante, assorto] Ah – il saggio su Auden e Isherwood.
Mulo: [Annuisce] Ci è molto dispiaciuto quando vi siete lasciati. Avevamo fatto un sacco di lavoro.
Moro: E poi? Non capisco, che senso ha?
Mulo: [insaponandosi il lunghissimo muso] Cosa?
Moro: Tutto il resto – calciopoli, i quattro scudetti di fila, le coppe Italia, la Coppa dei Campioni, il Mondiale per club. Mourinho. Perché? Lì non siete stati voi, no?
Mulo: E chi, sennò?
Moro: Ma perché? Perché? A quel punto ero vostro comunque, no?
Mulo: [sciacquandosi il muso] Sì e no. E poi non è questo il punto. Ogni generazione ha bisogno di un’apoteosi. Adesso non sto a citarti il Libro delle Regole – ma insomma, per farla breve, senza apoteosi non ci può essere apocalisse. Senza cognizione del pathos non c’è vera esperienza del bathos.
Moro: [stringe gli occhi] Starebbe a dire?
Mulo: Secondo te soffre di più un tifoso dell’Inter o un tifoso della Cremonese?
Moro: [ci pensa] Ah.
Mulo: Mi passi il rasoio, per favore?
Moro: Ma dove ti devi radere, che non hai un pelo in – sul muso?
Mulo: Grazie. [Il rasoio scompare sott’acqua. C’è qualche istante di imbarazzato silenzio]
Moro: Però non capisco.
Mulo: Beh, noi muli mutanti abbiamo eccessi di irsutismo in corrispondenza –
Moro: No, non capisco il perché. Il perché di tutto questo. Perché tanto lavoro? Perché tanto impegno? Che importanza posso mai avere, io? Perché prendersi tanta pena per me?
Mulo: [tirando fuori il rasoio e rimirandoselo] Perché no?
Moro: [distogliendo lo sguardo] Oh, falla finita e dimmi il perché. Ci dev’essere un perché. Tutto ha un perché.
Mulo: Ah sì? Anche Centofanti?
Moro: Va bene, quasi tutto. Ma adesso basta. È una vita che giocate con me come fossi un burattino. Me lo devi. Dimmi il perché.
Mulo: Diciamo, allora, se proprio vuoi un perché – e bada, non dico che ci sia, sei tu a dirlo – ma insomma, per semplificare, diciamo che volevamo essere padroni della tua anima.
Moro: Ma perché? Cosa ve ne fate della mia anima?
Mulo: Niente. Tu cosa te ne fai del tuo libro illustrato sulla grande Inter di Herrera?
Moro: Beh, io – NON TI AZZARDARE! NON TOCCARE QUEL LIBRO!
Mulo: Appunto. Altre domande, che è ora che mi asciughi le parti basse col phon?
Moro: Perché proprio me – perché proprio noi? Perché non avete fatto tutto questo ai milanisti o agli juventini?
Mulo: [sinceramente stupito] Davvero non lo immagini?
Moro: Beh, no. No, non ne ho idea.
Mulo: Le loro anime le avevamo già. Come credi che li abbiano vinti, tutti quei campionati e le coppe dei campioni? Con Colombo e Ravanelli?
Moro: In effetti...
Mulo: Adesso ti saluto. Devo cambiare l’olio a Cristiano Ronaldo.
Moro: Dovevi proprio alzarti in piedi di scatto?
Mulo: Eh? Ah. Scusa.
Moro: Fa niente. Allora ci si vede.
Mulo: Ciao. E tieni duro, che se sei ancora vivo nel 2048 ci sono un paio di stagioni di coppa da spellarsi le mani.
Moro: [sbarrando gli occhi?] Davvero?
Mulo: Certo! [se ne va sculettando e agitando una criniera che non sembrava così lunga, vista da davanti]

            Insomma, il nocciolo della questione l’avrete capito. Io, di mio, so cosa fare. Vado a prepararmi una centrifuga di mela e carota. E per i prossimi tre decenni, solo broccoli e cavolini di bruxelles senza pane, contro i radicali liberi. E già che ci sono, avverto mio cugino che faccia lo stesso. Dobbiamo essere in forma, per il 2048.