mercoledì 6 febbraio 2013

13. L’ospite e il Senzacolori

13. L'ospite e il Senzacolori

3 febbraio 2013: Siena-Inter 3-1 (Milan-Udinese 2-1)


È un po’ che non scrivo una puntata di questa rubrica, e temo che vi siate distratti, o dimenticati di come stanno le cose. Che in mia assenza, privi delle mie indicazioni cosmogoniche dettate da un’intima conoscenza della sfiga, vi siate convinti che tutto capita casualmente, senza un disegno preciso. Per il vostro bene, perché le trame del Maligno non vi colgano alla sprovvista, sarà bene che ve lo ricordi: non è così. Tutto ha un significato, anche se niente ha senso.

Riassumendo: l’Oscuro Signore esiste, ed è bianconero. Se non ve ne siete mai accorti, siete degli ingenui: l’assenza di colori avrebbe dovuto mettervi in guardia. Il Senzacolori ha schiavizzato intere orde di individui ingenui, mal consigliati, o semplicemente convinti dalla promessa di una vittoria facile. I nemici del Senzacolori sono soprattutto i neroazzurri, e poi tutti gli altri. Il suo obiettivo non è la distruzione del nemico – anzi: a differenza dei più sanguinari dittatori del ventesimo secolo, il Senzacolori ha capito che i neroazzurri e gli altri colorati bisogna tenerli in vita, perché non c’è signore del male senza forze del bene oppresse e perché, com’è evidente, si diverte da matti a tormentarli. Una vittima morta non è più una vittima, dal punto di vista del torturatore. Come si è visto fin dall’inizio di questa rubrica (17 febbraio 2012: Inter-Bologna 0-3), il Senzacolori a volte si serve di colorati per punire altri colorati. Fra tutti i colorati, ama sopra ogni cosa torturare i nerazzurri; e quando non può farlo di persona, ama sopra ogni cosa servirsi dei rossoneri.

Se lo schema vi sembra troppo perfetto e sinistro, vi racconterò una cosa che mi è appena successa, e che lo illustra alla perfezione. Da un po’ di tempo, un amico di Varese ed io ci diciamo al telefono che dobbiamo proprio vederci. Questo amico è un ex editore per cui traducevo qualche anno fa, e adesso scrive recensioni per il supplemento di un quotidiano. È una persona piena di idee e di progetti, nei quali ogni tanto cerca di coinvolgermi. Ultimamente, al telefono, ci siamo detti che non ha più senso scrivere narrativa, e che bisognerebbe trovare il modo di lavorare per la televisione. È lì che ci sono i soldi, abbiamo convenuto. Perché non ci troviamo per buttare giù qualcosa, ha detto lui? Io ho un’idea di cosa si dovrebbe scrivere, e magari recupero qualche contatto indiretto. È un po’ che volevo parlartene, ha aggiunto, ma non osavo. Ma dai, ho detto io, perché non osavi? Dobbiamo provarci, abbiamo concluso. Vengo giù a trovarti un fine settimana e buttiamo giù qualcosa, ha detto lui.

Con mio grande stupore, solo un paio di settimane dopo questa conversazione, l’amico di Varese è davvero venuto giù a trovarmi, e fra sabato e domenica abbiamo anche buttato giù qualcosa. È una storia un po’ fantasy e un po’ fantascientifica, ma di ambientazione contemporanea. Abbiamo preso un po’ spunto da tutta questa roba sui vampiri, solo che qui al posto dei vampiri ci sono gli elfi, che sono immortali, supponenti e geneticamente perfetti – un po’ come Antonio Conte, a parte la prima e l’ultima. Non credo che qualche produttore italiano vorrà mai sentirne parlare, anche ammesso che si riesca a parlare con qualche produttore italiano: ma io sono un pessimista disfattista, mentre il mio amico di Varese è un ottimista sicuro del fatto suo. Ad ogni modo, il progetto di serie televisiva non c’entra quasi niente con quel che voglio raccontare. Il punto vero è un altro, ed ha a che fare con il campionato di calcio e con il calciomercato.

Ora, il fine settimana scelto dall’amico di Varese – fra quelli in cui io e la Paola siamo disponibili – è quello di domenica 3 febbraio 2013. La data non dirà nulla ai non iniziati, ma per gli schiavi e i nemici del Senzacolori è decisiva. Il 3 febbraio c’è una giornata di campionato, e soprattutto è appena finito il calciomercato. Durante questa sessione invernale di mercato, l’unico acquisto clamoroso, di quelli che finiscono sulle prime pagine dei giornali non sportivi, è stato quello di Balotelli. Il Milan, nella persona dell’astuto mercante di vacche Adriano Galliani, ha comprato Mario Balotelli dal Manchester City per 24 milioni pagabili in euro ma anche in figurine doppie dell’album Panini, a rate mensili spalmate su un periodo di trecento anni. Mario Balotelli, l’anagramma del cui cognome è Altobelli, è un ex giocatore dell’Inter, venduto due anni prima al Manchester City per disperazione. Balotelli ha un talento enorme e un’incapacità congenita di impegnarsi a fondo nelle cose. Due anni prima, era arrivato a buttare la maglia dell’Inter per terra alla fine di una partita. Mario Balotelli, sia detto per inciso, è cresciuto a Brescia ed è milanista. Quando era all’Inter, andava a fare allenamento con i calzini rossoneri, e Materazzi, fine intellettuale par suo, glieli tagliava.

Nella stessa finestra di mercato, l’Inter non ha fatto acquisti clamorosi, da prima pagina, ma ha comprato diversi giocatori apparentemente utili alla causa, in modo oculato. Dopo l’acquisto di Balotelli, Moratti, il presidente dell’Inter, ha ironizzato sul fatto che il giocatore serviva soprattutto all’ex Presidente del Consiglio in vista delle elezioni – il che è senz’altro vero. I tifosi interisti, forti dell’acquisto di due o tre cavalli di ritorno e di un ragazzino croato con l’aura da fenomeno, a un certo punto hanno anche pensato che la loro società fosse più matura, meno legata agli umori del momento e della piazza. Loro comprano per andare sui giornali e prendere voti dagli stupidi, si sono detti, noi per la gloria presente e futura. Qualche tifoso interista forse sapeva di mentire a se stesso, o annusava la fregatura nell’aria. Io, per dire, ho un pessimo olfatto, ma sentivo odore di bruciato, e sabato ero già tesissimo.

Come detto, era il sabato in cui doveva arrivare l’amico di Varese. L’amico è arrivato, si è mangiato e bevuto, e il pomeriggio si è lavorato su questa serie televisiva. Il giorno dopo, siamo andati avanti con lo stesso schema: ma il pomeriggio, io ogni tanto mi assentavo dalla sessione di scrittura televisiva per controllare i risultati delle partite.

Di qui in avanti il racconto si fa rapido e rovinoso: l’Inter gioca col Siena ultimo in classifica. Facile, in teoria, come mi fa notare l’amico di Varese (‘Giocate a Siena? Buon per voi, allora’): ma io so per esperienza che è proprio in queste giornate in cui tutto sembra facile che le cose possono andare a rotoli. Puntualmente, le cose fanno proprio così. A fine primo tempo, il Siena vince 2-1, e le cronache su internet che leggo nelle pause della scrittura parlano di un’Inter in balia del contropiede avversario. Nel secondo tempo, proprio in un momento in cui vado a controllare – perché Cecio, che sta usando il pc per giocare, mi chiede aiuto, e io ne approfitto per aprire un’altra finestra – l’arbitro dà un rigore al Siena ed espelle un difensore dell’Inter. Buonanotte. Finisce 3-1, e l’amico mi dice – dopo aver dato un’occhiata su internet – che Stramaccioni, l’allenatore dell’Inter, è stato visto quasi in lacrime.

Bene. Per fortuna la Lazio, che è terza in classifica e ultima qualificata provvisoria alla coppa dei campioni, tre punti più su dell’Inter, ha perso anche lei. La sera però gioca il Milan con l’Udinese, e il Milan, proprio in questo fine settimana in cui viene a trovarmi l’amico di Varese, è quinto, esattamente a tre punti di distanza dall’Inter. Dopo essere stato anche una dozzina di punti indietro, è a tre punti, e cioè a una sola vittoria di distanza. Il Milan gioca con l’Udinese, e Balotelli, a quanto pare, comincerà la partita in panchina.

La sera siamo tutti in casa, la Paola, Cecio, io e l’amico di Varese. Io sto lavando i piatti, e l’amico di Varese mi aggiorna ogni tanto sulla partita. Ha segnato Balotelli, mi fa a un certo punto. Anzi: ‘Ha segnato Balo,’ dice. Ma come, non era in panchina? Faccio io. No, si è fatto male Pazzini nel riscaldamento e l’hanno messo subito, fa lui. Ah, faccio io. Nel secondo tempo, però, l’Udinese per fortuna pareggia. Io, dopo aver messo a letto Cecio e sistemato quel che c’era da sistemare, vado in camera a dare un’occhiata alla cronaca della partita in rete. Sono le dieci e trentasei, e quindi la partita dovrebbe essere finita. Ma non lo è, a quanto pare: Milan-Udinese 1-1 live, dice il sito. Ma come, giocano ancora? Apro il collegamento, e la prima frase di cronaca che vedo è: dal replay, il rigore sembra proprio non esserci. Io non ho ancora capito che il rigore è per il Milan, ma lo so già. So chi lo tirerà, e so che non lo sbaglierà – nonostante il suo cognome sia l’anagramma di quello di un attaccante interista fra i più grandi scialacquatori di rigori della storia. E infatti Balotelli, l’acquisto elettorale, tira il rigore e non sbaglia. Milan-Udinese 2-1.

Lo schema dovrebbe essere già chiaro, ma lo rendo esplicito per i meno informati. Nel pomeriggio, l’Inter perde 2-1 con l’ultima in classifica. La sera, il Milan vince 2-1 con l’Udinese. Proprio il fine settimana in cui viene a trovarmi l’amico di Varese, e proprio il fine settimana dopo la fine del calciomercato invernale, il Milan si trova a una vittoria di distanza dall’Inter. Il Milan vince con due gol di un ex giocatore dell’Inter che è tifoso milanista, e che è stato comprato proprio pochi giorni prima – e uno di questi due gol è un rigore inesistente tirato all’ultimo minuto disponibile. Con quei due gol, il Milan raggiunge l’Inter al quarto posto in classifica. Ah, i colori sociali sia del Siena e dell’Udinese sono il bianco e il nero.

Ma il dettaglio diabolico, quello per cui mi viene quasi voglia di complimentarmi con l’Oscuro Signore Senzacolori, è questo: l’amico di Varese è milanista. Qualche giorno prima, aveva concluso il messaggio e-mail in cui mi confermava il suo arrivo con queste parole:

 ‘Forza Balo!’

 Sì, lo so che ho letto troppi romanzi fantasy da ragazzino, e i romanzi fantasy ti danno un’idea tutta sballata della vita. Siccome vedi le cose dal punto di vista dei buoni, ti convinci di essere una piccola creatura indifesa o un nobile principe destinato a lottare contro forze molto maggiori delle tue. Il nemico è enorme, e sembra invincibile, ma alla fine cade per mancanza di immaginazione. Il bene trionfa, e tu sposi la principessa elfica o te ne torni a coltivare l’orto dietro la tua caverna hobbit.

Può darsi che sia così anche nella vita e nel calcio, ma c’è una possibilità che noi lettori fantasy abbiamo trascurato. In quasi tutti i romanzi del genere, uno dei personaggi secondari è il BBCCITESRCLM: il Buono Burbero Che Cade In Tentazione E Si Redime Con La Morte. Nel Signore degli anelli, il BBCCITESRCLM è Boromir, figlio guerrafondaio del reggente di Gondor che cade nella tentazione dell’anello, cerca di sottrarlo a Frodo, si pente, viene attaccato dagli orchi e muore eroicamente cercando di difendere la compagnia. A fine capitolo, il suo corpo se ne scende lungo il fiume su una zattera, con armi, scudo, ecc. ecc.

Ecco, la falla nella visione del mondo di noi lettori fantasy potrebbe essere questa. Magari il Signore Oscuro Senzacolori viene sconfitto, alla fine, ma noi siamo Boromir. E una volta che le nostre salme sono lì sulla zattera, trafitte di frecce per spregio dagli orchi con le teste a cresta che ci aspettavano lungo le rive del fiume, sai quanto ce ne frega se poi un ometto alto un metro riesce a buttare un anello nel cratere di un vulcano attivo?

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